30 dicembre 2012

Cosa sei disposto a fare per la Sanitá Pubblica?


Il progetto di legge di bilancio della Comunidad di Madrid per l'anno 2013 prevede il "Piano di Garanzia di Sostenibilitá del Sistema Sanitario Pubblico" nel quale fra le altre misure, si propone di appaltare a privati la gestione di 27 Centri di Salute. Secondo la Consejería de Sanidad di Madrid (l'assessorato alla Sanitá) si stabilisce che la gestione sia affidata a professionisti costituitisi in aziende o a qualsiasi azienda che vinca la gara d'appalto. Non c'é evidenza che il modello privatizzato in Attenzione Primaria (Centri di Salute) ottenga migliori risultati in termini di qualitá tecnico-scientifica né in termini di efficienza, e il livello di soddisfazione dei madrileni sull'assistenza che ricevono dai professionisti del proprio Centro di Salute supera il 90%. Malgrado ció, si propone un cambiamento radicale quando le esperienze nazionali ed internazionali dimostrano che il modello privatizzato presuppone a lunga scadenza una minaccia verso la sua stessa sostenibilitá, il suo carattere universale e la sua equitá. Questo cambiamento organizzativo, oltre a non chiarire aspetti basilari relativi al conflitto d'interessi, si instaurerebbe senza prendere in considerazione il personale sanitario, che é quello effettivamente coinvolto, e che invece é ben disposto ad esaminare ed attuare tutte quelle misure che tendono alla ottimizzazione della spesa pubblica e all'uso efficiente delle risorse disponibili, con la finalitá di rendere possibile un Sistema Sanitario Madrileno Pubblico sostenibile e duraturo. Per questo il personale sanitario, supportato dal Collegio dei Medici di Madrid, ha presentato una proposta alternativa per lo sviluppo di un sistema sanitario sostenibile a lungo termine. Il sistema in questione, i cui dettagli sono giá stati presentati all'Assessorato alla Sanitá, si basa sulla gestione autonoma dei Centri di Salute da parte del personale sanitario che si assumerá la responsabilitá dei risultati ottenuti secondo gli obiettivi fissati (Traduzione di C. Cenci).

Madrid, 4 de diciembre de 2012 

Ilustre Colegio Oficial de Médicos de Madrid
Colegio Oficial de Diplomados de Enfermería de Madrid
Asociación de Enfermería Madrileña Pediátrica en Atención Primaria
Asociación Madrileña de Enfermería de Atención Primaria
Asociación Madrileña de Pediatría de Atención Primaria
Sociedad de Enfermería Madrileña de Atención Primaria
Sociedad Española de Médicos de Atención Primaria – Madrid
Sociedad Española de Médicos Generales y de Familia – Madrid
Sociedad Española de Pediatría Extrahospitalaria y de Atención Primaria
Sociedad Madrileña de Medicina Familiar y Comunitaria
Sociedad de Pediatría de Madrid y Castilla-La Mancha

20 dicembre 2012

La violenza sulle donne é un problema degli uomini 2

 

Vi sono poi alcuni comportamenti abituali, spesso velati, definiti "micromaschilismi" che almeno in apparenza non risultano nocivi ma che possono rendere meno visibile il fenomeno del maltrattamento ed il cui scopo é quello di minare l'autonomia della donna. Fra questi atteggiamenti spiccano l'eccessiva insistenza (l'uomo insiste nell'imporre il suo punto di vista fino al punto in cui la donna cede per sfinimento), l'intimidazione (l'uomo insinua che se la donna non obbedisce ci saranno delle conseguenze), il paternalismo protettore (l'uomo afferma di agire sempre per il bene della donna, perché la ama), la svalutazione (l'uomo denigra qualsiasi atteggiamento che si allontana dal tradizionale ruolo della donna), la strategia del suscitare pena nella vittima (l'uomo si mostra incapace di badare a se stesso) e/o la strategia delle promesse e dei regali. Anche per quanto riguarda la vittima, la ricerca di un profilo specifico rende piú difficile la comprensione del fenomeno. Risulta invece piú efficace analizzare gli ostacoli che impediscono alle donne coinvolte di porre fine ad una situazione di maltrattamento. Trattandosi di un fenomeno culturale, molte donne tendono inconsapevolmente ad accettare forme aggressive di comportamento. Il ciclo della violenza descritto da Walker mette in evidenza le diverse fasi del fenomeno (tensione, aggressione e remissione). Nella fase di remissione (o "luna di miele") l'aggressore gratifica la sua vittima con regali o segni di pentimento con il fine di evitare che questa possa rendersi conto della situazione e agire di conseguenza. Si tratta di una strategia ambivalente che combina premio e castigo. Se l'uomo si mostra a volte ostile, altre benevolente, la donna sará portata a pensare che é la sua stessa condotta a determinare la violenza attribuendosi la responsabilitá dell'accaduto. Il ripetersi di questo ciclo fará in modo che la donna si senta sempre piú dipendente dall'uomo, nell'intento di evitare l'aggressione, sviluppando meccanismi di difesa psicologica che la porteranno fino al punto di negare la situazione di maltrattamento. A questo si aggiunge una scarsa speranza da parte della vittima di venirne fuori con le proprie forze data da una fiducia molto debole nel sistema sociale in cui vive: disuguaglianza fra uomini e donne a livello lavorativo, minore occupazione femminile, maggiori incarichi domestici, minore disponibilitá economica. Tutto ció contribuisce a mantenere la donna in una condizione di continua dipendenza. Parte prima - Parte terza

12 dicembre 2012

Non uccideremo per Israele


Gli Shministim sono studenti israeliani che sono stati imprigionati per essersi rifiutati di prestare servizio in un esercito che occupa i territori palestinesi. We won't kill for Israel, è il loro slogan. Il 18 dicembre 2008 ha segnato la data di lancio di una campagna globale per liberarli dalla prigione. Quattro anni fa il processo a Omer Goldman creò un certo clamore, perché Omer è anche figlia di un alto dirigente del servizio segreto Mossad.
Tratto dalla lettera degli Shministim:
"La politica degli insediamenti è razzista per principio: in nome dell’ideologia messianica, ha creato una realtà di apartheid nella Cisgiordania. Palestinesi privi di diritti e coloni privilegiati vivono vite contrastanti gli uni accanto agli altri. I coloni partecipano all’elezione del governo che amministra i loro affari, mentre i palestinesi vivono sotto governo militare. I coloni godono dei benefici della sicurezza sociale e di benefici economici, mentre i palestinesi vivono una vita di povertà e schiavitù. I coloni sono processati da tribunali israeliani secondo la legge israeliana, mentre i palestinesi sono processati da tribunali militari senza il diritto elementare a un giusto procedimento. Qualsiasi essere umano contrario al razzismo trova questa realtà rivoltante e inaccettabile....
Nella società israeliana è un dato di fatto che a 18 anni, ogni giovane uomo o donna partecipa al servizio militare. Tuttavia non possiamo ignorare la verità: l’occupazione è una situazione estrema, violenta, razzista, inumana, illegale, non democratica e immorale, che minaccia la vita di entrambe le nazioni. Noi, che siamo stati allevati con i valori di libertà, giustizia, rettitudine e pace non possiamo accettarlo. La nostra obbiezione a diventare soldati dell’occupazione, nasce dalla nostra lealtà ai nostri valori e alla società che ci circonda, ed è parte della nostra continua lotta per la pace e l’uguaglianza, una lotta la cui natura ebreo-araba prova che la pace e la coesistenza sono possibili.
Questo è il nostro pensiero, e noi siamo disposti a pagarne il prezzo".