Non ci sono parole per descrivere l'esibizione di Adriano Celentano a Sanremo. Ha sicuramente superato ogni aspettativa toccando temi molto delicati con tono estremamente deciso e senza usare mezzi termini. Un modo di esprimersi a cui nel nostro paese non siamo per nulla abituati. Mi è parso molto triste e ingiusto il titolo del fatto quotidiano "monologo contro tutto e tutti" l'unico giornale che consulto in rete non ricevendo alcun tipo di finanziamento pubblico. La selezionatissima platea dell'Ariston non è certo un campione credibile della popolazione e l'ovazione finale mi sembra più un atto doveroso e un po' ipocrita nei confronti di un artista unico e irripetibile, piuttosto che un gesto sentito. L'attacco alla chiesa era assolutamente legittimo e necessario. Forse un tempo il Vaticano aveva ancora interesse a preservare i suoi fedeli. Ma oggi non risulta minimamente scalfita dal suo attacco e il miracoloso patrimonio economico che attualmente detiene risulta assolutamente sufficiente per compensare qualsiasi perdita in termini di vite umane. Il patrimonio della Chiesa cresce ad un ritmo inversamente proporzionale al numero dei suoi fedeli. E questo è innegabile e meriterebbe riflessione. Altrettanto indispensabile è stata la ufficializzazione televisiva della perdita (speriamo temporanea) della sovranità dello Stato da parte dei cittadini, a favore di una cerchia di squallidi personaggi che si fanno chiamare politici, ma che invece assomigliano più alla corte di antiche monarchie. Certo il riferimento alla chiusura di alcuni giornali non è stato dei più felici ma per chi conosce il suo modo di esprimersi e soprattutto il suo pensiero non intacca minimamente il livello di un'esibizione eccezionale. Lunga vita ad Adriano Celentano e godetevi questo video da urlo.
19 febbraio 2012
5 febbraio 2012
No Man's Land
Qual è la differenza tra un pessimista e un ottimista? Il
primo pensa che le cose non possano andare peggio di così. Il secondo è
convinto di sì." È la battuta chiave di un film comicamente amaro sulla
guerra in ex Jugoslavia e, per traslato, su tutte le guerre di questi nostri
tempi. Ciki e Nino, un bosniaco e un serbo, nel corso della guerra del 1993 si
trovanio bloccati in una trincea nella terra di nessuno. Con loro c'è un terzo
combattente che è sdraiato su una mina che rischia di esplodere a un suo minimo
movimento. Le truppe dell'Onu intervengono per aiutare, ma gli alti livelli
creano più problemi che soluzioni in una guerra che è vista dall'esterno o come
un terreno per esercitazioni diplomatiche o un grande set 'naturale' da cui far
provare al mondo il brivido della morte (altrui). "La lingua parlata dai
Serbi, dai Croati e dai Bosniaci è di fatto la stessa. Oggi i Serbi la chiamano
serbo, i Bosniaci bosniaco e i Croati croato. Ma quando parlano si capiscono
perfettamente tra loro". È una frase su cui meditare (Mymovies.it).
Iscriviti a:
Post (Atom)