In un paese in una zona montuosa del Medioriente la
piccolo comunità è divisa tra musulmani e cattolici. Se gli uomini sono spesso
pronti alla rissa tra opposte fazioni le donne, tra cui spiccano le figure di
Amale, Takla, Yvonne, Afaf e Saydeh sono invece solidali nel cercare di
distogliere mariti e figli dal desiderio di trasformare i pregiudizi in
violenza. Non tralasciano alcun mezzo in questa loro missione, ivi compreso far
piangere sangue a una statua della Madonna o far arrivare in paese delle
ballerine da avanspettacolo dell'Europa dell'Est affinché i maschi siano
attratti da loro più che dal ricorso alle armi. Si arriva però, nonostante
tutto, a un punto di tensione tale in cui ogni tentativo di pacificazione
sembra ormai inutile. Nadine Labaki torna ad affrontare con stile diverso ma
con intatta (se non addirittura maggiore) efficacia il tema che sembra
maggiormente starle a cuore: la convivenza tra esseri umani che professano una
religiosità diversa. Le donne che racconta hanno i loro cedimenti, le loro
rivalità, le loro invidie ma sanno però, ogni volta, ritrovare quella
ragionevolezza che gli uomini sembrano sempre pronti a perdere cedendo a
provocazioni spesso infantili. Labaki dirige un film che ha la leggerezza che è
propria di chi ha scavato nel profondo di un'intolleranza che non è più
'tollerabile'. Se lo slogan del '68 "una risata vi seppellirà" ha
perso la sua efficacia forse un sorriso può avere ancora la forza di erodere il
cancro dell'integralismo (Mymovies.it).
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