Michele Greco, il "papa" della mafia, dal 1978 al 1982 al vertice della cupola di cosa nostra. Un uomo la cui sterilità intellettuale ricorda molto il vuoto culturale del presidente del consiglio. Oggi neanche sappiamo se la cupola esista ancora. Se esiste il suo leader sarebbe Matteo Messina Denaro, gioiello di Riina ai più sconosciuto, soprannominato Diabolik. Attualmente è il quinto ricercato tra i più pericolosi criminali del mondo. Viene spontaneo chiedersi il perchè di tanti passi indietro nella lotta contro la mafia, perchè un'esperienza vincente come quella del pool antimafia non ha avuto il seguito che meritava. Falcone lo diceva che l'Italia non aveva bisogno di eroi ma semplicemente di uno Stato che mettesse i magistrati nelle condizioni di svolgere il proprio lavoro. Di questi tempi queste parole suonano come un'amara barzelletta e invece allora incarnavano una lecita e forse ingenua richiesta di collaborazione e comunque la sola possibilità per debellare questo cancro definitivamente. E' chiaro come il sole che gli interessi personali di un delinquente, il cui potere malavitoso va ben oltre quello di qualsiasi boss della mafia, siano rivolti esattamente nella direzione opposta. E' impossibile calcolare i danni sia dal punto di vista umano che da quello economico derivanti dalla sua strafottenza e dalla totale incapacità dei suoi collaboratori, come è altrettanto impossibile fare una stima dei benefici apportati alla criminalità organizzata da un movimento politico nato sulle ceneri della magistratura. Il risultato è una avvilente paralisi a 360 gradi. Ciò che invece non conosce sosta è l'ennesima manovra deleteria per il paese ma necessaria per evitare persino le sentenze di primo grado. Un'intera nazione piegata davanti alle sue perverse esigenze, una generazione inferocita di giovani tragicamente frustrata dal concetto di "impunità". Mentre il paese affonda, il regime diventa sempre più forte e nuovi "Giuda", come Borsellino chiamava questa classe di persone, assicurano lunga vita all'imperatore ed allo stesso tempo un triste destino per l'Italia.
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