Sputi, insulti, cori razzisti rivolti all'indirizzo di una giocatrice italiana di origine nigeriana. L'episodio nel corso dell'incontro Comense - Geas Sesto San Giovanni, gara di cartello per la serie A femminile di basket. Gli insulti razzisti a Abiola Wabara (giocatrice del Sesto) sono cominciati nel corso della partita e sono continuati a lungo: anche il coach sestese Montini accortosi di quello che stava accadendo lo ha fatto presente ad uno degli arbitri che gli ha risposto di non poter sospendere la partita. E invece il match andava sospeso, lo dice il regolamento, perché si dovrebbe dare un segnale preciso e non è possibile far finta di nulla quando le cose sono così evidenti. A fine partita gli arbitri assicurano a Valter Montini, coach sestese, che quanto è successo verrà scritto a referto, ma nelle decisioni del giudice sportivo non c' è traccia dell' accaduto. Nessuna sanzione. La Procura federale di Federbasket ha avviato un'indagine. La Federazione ha attivato la Procura dopo aver constatato l'assenza di provvedimenti da parte del giudice sportivo. Ciò fa pensare che gli arbitri dell'incontro non abbiano messo a referto gli insulti razzisti a Wabara. Brilla per il silenzio la società Comense, il cui presidente Antonio Pennestrì incidentalmente è pure il presidente della Lega basket femminile. "Non permetto che nessuno osi gettare pessima reputazione sui tifosi della Comense - ha poi dichiarato - che hanno sempre sostenuto civilmente, con calore e profondo rispetto degli avversari, la propria squadra".Così a prendere le difese di Abiola deve pensarci Dino Meneghin, il numero 1 della federbasket, che alza il telefono e offre solidarietà alla ragazza: «Non demoralizzarti, tieni duro» le dice. Insultare una giocatrice per la sua pelle scura non è solo grave: è blasfemo (Corriere della Sera - Fatto quotidiano - Repubblica).
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