15 gennaio 2012

Vite negate


Mercoledì scorso è morto un ragazzo. Si chiamava Eric James Borges e aveva solo 19 anni. Si è tolto la vita perché vittima di continui abusi fisici e psicologici per essere omosessuale. Per aver avuto il coraggio di esprimere la sua identità più profonda non aveva più un nome, aveva perso la tranquillità ormai da tempo e purtroppo (ed è ciò che fa più soffrire e riflettere) anche l’appoggio della sua famiglia. Era giovanissimo e già impegnato socialmente nell’offrire sostegno a giovani omosessuali vittime di abusi. Fra le sue raccomandazioni quella di “non mollare mai e non pensare nemmeno per un secondo di non rappresentare un contributo meraviglioso e pieno di senso a questo mondo”. Aveva solo 19 anni e già parlava come qualcuno che era riuscito a guardarsi dentro, a conoscersi, ad accettare i pregiudizi che la sua condizione avrebbe inevitabilmente comportato e nonostante tutto a scegliere non solo di non nascondersi ma addirittura di essere un punto di riferimento per altri giovani in difficoltà. Vogliono farci credere che fosse un debole, una persona fragile, solo per dare una giustificazione al suo gesto, per deresponsabilizzare lo spietato contesto in cui era costretto a vivere che altro non è che lo specchio di una realtà molto più ampia che coinvolge l'intera umanità e di cui tutti siamo spesso spettatori. Non era un debole, anzi, era una persona estremamente determinata ed il fatto di non avere avuto le risorse sufficienti per andare avanti dovrebbe sconvolgere l’opinione pubblica. Per lo meno dovrebbe farci chiedere quanta forza sia necessaria in questa vita per essere veramente se stessi e non aver paura di ciò che la gente possa pensare. Evidentemente molta, a volte troppa. Un numero considerevole di giovani vittime della discriminazione subiscono danni psicologici difficilmente recuperabili, il più delle volte neanche diagnosticati. E invece Eric è morto. Pochi anni vissuti con un’intensità di cui moltissimi esseri umani che hanno lungamente vissuto non hanno mai sentito neanche il profumo. Pochi anni vissuti con straordinaria dignità che riempiono il cuore di ammirazione e rispetto. Non eri fragile, né indifeso, né arrendevole. Eri una persona piena di vita, ma soprattutto stracolma di amore. Perdonaci se non sapremo leggere il tuo gesto con la dovuta sensibilità ed il doveroso senso critico e ovunque tu sia cerca di non cambiare mai. Noi invece avremmo tanto da cambiare nelle nostre case, nei nostri quartieri, nelle nostre scuole ma ovviamente è molto più facile dire che eri un debole così, come sempre, nulla cambierà.    

    

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