Il Coltan, l'origine di una delle guerre più cruente degli ultimi anni nella Repubblica Democratica del Congo. Da questo raro minerale si estrae il tantalio, che possiede una grande resistenza al calore e un’eccellente conduttività, caratteristiche indispensabili per sviluppare nuove tecnologie. Il controllo delle sue miniere è alla base di guerriglie ed interventi diretti organizzati o appoggiati da paesi limitrofi come Ruanda o Uganda. La sua estrazione ed il suo commercio sono totalmente privi di regolamentazione grazie alla gravissima instabilità politica della zona favorita da coloro che sono coinvolti nello sfruttamento di questo prezioso minerale. Gli abitanti del Congo ovviamente non vengono neanche sfiorati da questa incalcolabile ricchezza e così, tutta la produzione congolese di Coltan (l'80% della produzione mondiale) finisce illegalmente all'estero, in gran parte attraverso il Ruanda. Spiegare le dinamiche di questo scempio economico e umanitario è un'impresa. Come sempre entrano in gioco gli interessi delle multinazionali con la complicità delle potenze occidentali in continuo contrasto con il governo cinese e la sua enorme necessità di materie prime. Il ruolo fondamentele dell'attuale presidente Ruandese Paul Kagame, accusato di crimini contro l'umanità nel periodo fra il 1990 ed il 2002 (un rapporto dell'ONU parla di un vero e propio genocidio ai danni della popolazione hutu del Congo) e di favorire la guerriglia nelle zone di estrazione congolesi. Uomo ritenuto praticamente intoccabile per il solido sostegno offerto da Stati Uniti, Francia, Belgio, Olanda e soprattutto Regno Unito che considerano il Ruanda un paese modello in Africa.
La guerra del Coltan 2/5 - 3/5 - 4/5 - 5/5
La guerra del Coltan 2/5 - 3/5 - 4/5 - 5/5
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