19 marzo 2011

La guerra siamo noi


Sono contro la guerra, è ovvio. Persino un bambino capirebbe senza sforzo alcuno l'assurdità della guerra. E allora perchè dentro di me e immagino anche dentro il cuore di altri pacifisti, germoglia un sentimento di timida soddisfazione alla notizia che da adesso i ribelli libici non saranno più soli? me lo chiedo ripetutamente da ieri e sono giunto ad alcune considerazioni. Innanzi tutto perchè siamo stati più volte delusi dall'inadeguatezza delle Nazioni Unite. Abbiamo assistito inermi alle stragi in Ruanda (dove l'ONU pur di non intervenire rifiutò di riconoscere il carattere di genocidio), ai bombardamenti della NATO sul Kosovo (la guerra non ebbe mai il consenso delle Nazioni Unite per i voti contrari di Cina e Russia), fino a permettere  una guerra in Iraq totalmente inventata dal nulla, i responsabili della quale (Bush e Blair per esempio) non verranno mai processati per le loro menzogne. A nessun pacifista verrebbe mai in mente come opzione possibile per la risoluzione di un conflitto, il bombardamento di una delle due parti ed allora perchè in alcuni nascono perplessità? Prima di tutto i fatti. Gheddafi è un dittatore come altri, ne più ne meno. Ormai da tempo pur di impedire gli sbarchi di clandestini in Italia (per gli accordi che tutti conoscono) amministra sul suo territorio autentici campi di concentramento nei quali viene praticata  la compravendita di esseri umani. La guerra in Libia non è una guerra civile, i militanti di Gheddafi sono spietati mercenari assoldati per seminare il terrore fra la popolazione, evidente conseguenza di quello che può accadere quando si permette ad un uomo di accumulare ricchezze sconfinate (ogni riferimento è assolutamente voluto). Inoltre, è la popolazione stessa minacciata di annientamento che si è rivolta alle potenze occidentali per ottenerne il sostegno. L'ONU non è certo tenuta, ci mancherebbe, a soddisfare il desiderio degli insorti di consegnargli la testa del dittatore (come è stato chiesto), ma in qualche modo, se non aspirava a ripetere gli errori commessi in Ruanda e ritrovarsi nuovamente addosso l'ira del mondo democratico, doveva reagire. E le Nazioni Unite si sa, reagiscono con il loro braccio armato guidato dagli Stati Uniti, il resto del copione si può immaginare. Ma che responsabilità ha l'Italia in tutto questo? Invece di perdere tempo prezioso a chiedersi perchè fosse alleato con un dittatore sanguinario per esempio, il governo italiano avrebbe potuto precedere le risoluzioni dell'ONU offrendo appoggio umanitario agli insorti, visto che non occorrono accordi internazionali per trasportare cibo e medicine. Ma per un governo che doveva da una parte rassicurare il suo vecchio alleato della sua neutralità e dall'altra salvare la faccia con l'opinione pubblica questo non era ovviamente possibile. Meno male che quando il gioco si fa duro interviene la Chiesa, rappresentata dall'audace cardinal Bagnasco, che con una dichiarazione illuminante:  "speriamo che si svolga tutto rapidamente" ricorda la canzone di Francesco De Gregori "Gesù bambino": "fa che sia breve (la guerra) come un fiocco di neve e fa che si porti via la mala morte e la malattia". Dicendo ciò non cerco assolutamente di giustificare la guerra in Libia. Come ha saggiamente scritto Orwell "Non si tratta di stabilire se la guerra sia legittima o se invece non lo sia. La vittoria non è possibile. La guerra non è fatta per essere vinta, è fatta per non finire mai". Quello che desidero a conclusione di questo post è esprimere il disagio di chi ha provato come me quasi commozione vedendo la gente in festa dopo la notizia dell'approvazione della risoluzione delle Nazioni Unite a favore degli insorti. Non significa essere a favore della guerra in Libia, è solo un illegittimo pizzico di solidarietà (che sarà prontamente disilluso in ogni caso) nei confronti di un popolo coraggioso che lotta per la sopravvivenza. Ma la realtà è ben più cruda ed ha tanto il sapore dell'ennesima sconfitta subita dal genere umano. Per un attimo alcuni di noi hanno pensato: "finalmente l'ONU comincia a fare il suo lavoro", e l'attimo seguente già giungeva notizia di centinaia di missili lanciati contro carri armati "volanti" che stavano violando la "no fly zone". Il mondo intero rimase sconvolto di fronte all'indifferenza generale che caratterizzò il genocidio in Ruanda. Un Paese la cui unica colpa consisteva nel non essere ricco di gas e petrolio. Presumo quindi che questo sentimento di rivalsa nei confronti dell'immobilismo a cui siamo stati da sempre abituati, nasca dalla avvilente consapevolezza dell'incapacità o della non volontà da parte delle Nazioni Unite, di rendere inoffensivo (senza ricorrere ad una guerra) un pericoloso dittatore che fino a poco tempo fa veniva ricevuto con tutti gli onori. Un sentimento di rivalsa che è durato poco, il tempo di sapere che il primo missile era stato lanciato, e già mi sentivo tristemente pentito.





2 commenti:

  1. Caro Ciccio,
    la guerra è una brutta storia da raccontare, sempre. Ma la domanda che oggi mi faccio è...era possibile evitarla? Dove eravamo 1 anno fa? Dove 5 anni fa? E ancora dove 15, 30 anni fa? Sono decenni che il colonnello Gheddafi vessa il suo popolo riducendolo in miseria mentre lui e la sua famiglia si arricchiscono. Se l'ONU 30 anni fa avesse votato una risoluzione di embargo totale forse il popolo libico sarebbe libero da anni... Perchè allora questa guerra? Perchè ultimamente le guerre si fanno solo dove c'è il petrolio? Dicono che la rivolta sia scoppiata perchè le fasce più giovani del paese erano povere e senza futuro. La disoccupazione giovanile in Italia è salita al 30% e al sud è ancora più alta. In fondo non siamo tanto lontani dai paesi oggi in rivolta...

    RispondiElimina
  2. Ah, conosco almeno un altro capo di governo che si arricchisce da decenni mentre il suo popolo si impoverisce, ma ora non mi viene il nome...

    RispondiElimina