20 ottobre 2012

Mare nero


...da quando siamo rinchiusi qua, dentro questa baracca di legno marcio, non ha smesso un secondo. Neanche per ascoltare. Interrompe, suggerisce, aggiunge. Disegna il futuro degli altri come fosse un mago. È contento di andare via. Di abbandonare per sempre la sua Tunisia. La sua Africa. O forse è solo eccitato. Anche nella voce degli altri si avverte questa eccitazione. Si raccontano, stando seduti. Stipati in attesa di salpare. Si raccontano il loro passato, quello che vogliono gettarsi alle spalle. Quello che cercheranno di ricordare meno. Sono convinti che la terra promessa ci accetterà senza troppi ostacoli. Il razzismo, beh… I pregiudizi. L'equazione musulmano uguale terrorista. Un'equazione stupida, ma presente. L'11 settembre ci ha schedato. Non abbiamo colpe, ma in Europa ci sentiremo tutti un po' ricercati. Inseguiti dalla legge. Nella fototessera dell'immaginario occidentale c'è scritto: musulmano dirottatore di vite. Invece no. Islam significa sottomissione. Deriva da un'altra parola che sta ad indicare la pace. La guerra santa… La guerra santa è solo una sura interpretata singolarmente. Soprattutto da chi ha il dito sul grilletto. E non c'è nessuna giustificazione in una pallottola. Non c'è nulla di sovversivo in un immigrato che vuole inviare ogni mese i soldi a casa. Frazionare il suo salario per asciugare le lacrime. E poi… Poi dovremo sempre fare i conti col colore della nostra pelle, e con la diversità di cultura. Con le porte chiuse e  il dialogo latitante. Ma, dicono, ci si abitua. Loro, quelli che mi alitano da vicino, indossano vestiti leggeri, qualche maglione attorno alla vita e pantaloni scuri. Qualcuno ha un giubbino sotto il sedere o dietro la schiena. A qualcun altro mancano persino le scarpe, o forse formano la base di un cuscino di fortuna. Tanti hanno solo dei sandali, niente vestiti pesanti. Pochi, pochissimi hanno con sé una coperta di lana. Il viaggio estenuante e il caldo africano non lo consentono, non amano l'appesantimento. Sulle cosce di molti staziona una busta: bianca e di plastica. Contiene alimenti e abiti di ricambio. Le scorte di cibo hanno i giorni contati, o forse sbaglio. La fievole luce che penetra dalla finestra è ingannevole. Involontariamente menzognera. Il sole è quasi del tutto oscurato da pannello esterno; appena forato in tre punti, larghi come sassi da fionda. E non ci rende nitidi, non da volto alle aspirazioni. È difficile tratteggiare le nostre linee levigate dalla sofferenza...


               
 INMIGRACIÓN UNA OPORTUNIDAD 
(campaña de sensibilización de 2007)

Ho visto con i miei occhi la gente accalcata sui barconi fatiscenti. Essere umani che nonostante l'apparenza riescono a trasmettere una dignitá invidiabile e che ripongono nel nostro Paese la speranza di un futuro meno spietato. Per troppo tempo abbiamo fatto finta che non esistessero grazie all'aiuto dei regimi dittatoriali che li tenevano sotto controllo. Non possiamo piú ignorarli. Mai piú un partito senza cultura deve permettersi di approfittare di queste persone per rimediare voti. Lo sanno tutti che la stragrande maggioranza di immigrati clandestini non arrivano via mare ed accanirsi su gente indifesa mettendo a rischio la loro stessa vita é la forma piú meschina per fare sfoggio della propria intolleranza. Abbiamo il dovere di offrire un'opportunitá a tutti gli uomini e le donne che cercano onestamente rifugio nel nostro Paese facendo di tutto affinché non finiscano nelle mani di schiavisti senza scrupoli.

Proposta: 
Campagna nazionale di sensibilizzazione a favore dell'integrazione con lo scopo di rimuovere le discriminazioni fondate sull'origine etnica e valorizzare le differenze culturali.





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