12 dicembre 2012

Non uccideremo per Israele


Gli Shministim sono studenti israeliani che sono stati imprigionati per essersi rifiutati di prestare servizio in un esercito che occupa i territori palestinesi. We won't kill for Israel, è il loro slogan. Il 18 dicembre 2008 ha segnato la data di lancio di una campagna globale per liberarli dalla prigione. Quattro anni fa il processo a Omer Goldman creò un certo clamore, perché Omer è anche figlia di un alto dirigente del servizio segreto Mossad.
Tratto dalla lettera degli Shministim:
"La politica degli insediamenti è razzista per principio: in nome dell’ideologia messianica, ha creato una realtà di apartheid nella Cisgiordania. Palestinesi privi di diritti e coloni privilegiati vivono vite contrastanti gli uni accanto agli altri. I coloni partecipano all’elezione del governo che amministra i loro affari, mentre i palestinesi vivono sotto governo militare. I coloni godono dei benefici della sicurezza sociale e di benefici economici, mentre i palestinesi vivono una vita di povertà e schiavitù. I coloni sono processati da tribunali israeliani secondo la legge israeliana, mentre i palestinesi sono processati da tribunali militari senza il diritto elementare a un giusto procedimento. Qualsiasi essere umano contrario al razzismo trova questa realtà rivoltante e inaccettabile....
Nella società israeliana è un dato di fatto che a 18 anni, ogni giovane uomo o donna partecipa al servizio militare. Tuttavia non possiamo ignorare la verità: l’occupazione è una situazione estrema, violenta, razzista, inumana, illegale, non democratica e immorale, che minaccia la vita di entrambe le nazioni. Noi, che siamo stati allevati con i valori di libertà, giustizia, rettitudine e pace non possiamo accettarlo. La nostra obbiezione a diventare soldati dell’occupazione, nasce dalla nostra lealtà ai nostri valori e alla società che ci circonda, ed è parte della nostra continua lotta per la pace e l’uguaglianza, una lotta la cui natura ebreo-araba prova che la pace e la coesistenza sono possibili.
Questo è il nostro pensiero, e noi siamo disposti a pagarne il prezzo".

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